sabato 18 ottobre 2014

Una strana normalità.

Oggi lo spunto per questo post me lo offre mia sorella che, tornando dal reparto, mi racconta di un padre preoccupato per il proprio bambino. Lui e la moglie attendono il piccolo che lei porta in grembo e sono, giustamente, preoccupati perché a quanto pare il bambino è portatore di un'anomalia cromosomica. Per fortuna sembra trattarsi di una di quelle con poche, a volte nulle, conseguenze per il bambino (o almeno così riferisce il medico). Il padre però giustamente fatica a convincersi e dice "sa, uno vorrebbe sempre che fosse normale", il medico risponde che il bambino avrebbe potuto essere sanissimo geneticamente e poi uscire fuori con qualche altro problema.
Io vorrei concentrarmi su una singola parola di quello che avete letto fin'ora: normale.

normalità s. f. :
Carattere, condizione di ciò che è o si ritiene normale, cioè regolare e consueto, non eccezionale o casuale o patologico.

Tra gli studi e le esperienze in reparto è facile capire quanto questa parola sia del tutto priva di un significato che vada al di là del mero dato statistico. Se si vuole trovare un senso intrinseco al termine "normale" si finirà, prima o poi, per accorgersi che si è tralasciato qualcosa di imporante.


Visto da vicino nessuno è normale.
Franco Basaglia

Senza dover per forza scendere nel patologico ritengo che ciascuno di noi abbia esperienza di questo concetto. Quante persone avete conosciuto che al primo impatto vi sembravano normalissime, comuni come tante altre, e che invece poi una volta conosciute meglio hanno mostrato dei lati della propria personalità che si discostano notevolmente da quello che voi stessi ritenete normale?
Semplicemente il concetto di normalità è un banale espediente statistico che serve da riferimento per le esperienze quotidiane. Una necessità da usare come metro di paragone nella vita di tutti i giorni.
Il concetto di normale va bene per l'ingrosso, ma quando abbiamo di fronte una persona dobbiamo pensare al dettaglio e ricordarci che quella persona, come noi del resto, ha un vissuto particolare che è suo e che ha formato un individuo perciso e irriducibile a una forma prestabilità o ad un ideale di normalità di qualunque genere.
 Accettato questo è facile capire come questo concetto di normalità, che non è certo un invenzione moderna, sia invece oggi una sorta di spada di Damocle sulla testa di ognuno di noi. Il mito della normalità diventa a volte un ideale a cui aspirare, tanto da farci dimenticare in soldoni che normale è spesso sinonimo di mediocre. E per assurdo ci ritroviamo a lottare disperatamente per far rientrare l'idea che gli altri hanno di noi stessi nei due concetti di normale, così da essere accettati, e speciale, così da essere ammirati e invidiati.
A volte basterebbe fermarsi un attimo e guardare meglio noi stessi e ciò che ci circonda per renderci conto di come quelli che dovrebbero essere dei semplici concetti statistici finiscono per determinare le nostre azioni, i nostri sogni e le nostre ambizioni, in breve finiscono per governare la nostra vita. E probabilmente contribuiscono in una qualche maniera a renderci insoddisfatti, in un continuo paragonare noi stessi, o i nostri figli, o il nostro partner, a un qualche ideale che è però a conti fatti inesistente.

Vi avevo avvisati, sarei tornato a scrivere. E se ho scelto il capolavoro di Pirandello come titolo per questo blog è perché mi arrogo il diritto di cambiare ed essere in ogni momento una persona diversa, ma in ogni momento indistinguibile da chiunque altro. Proprio come voi.

Il serpente che non può cambiar pelle muore. Lo stesso accade agli spiriti ai quali s’impedisce di cambiare opinione: cessano di essere spiriti.
Friedrich Wilhelm Nietzsche
Ringrazio il buon vecchio Nietzsche per avermi prestato queste meravigliose parole che ci dicono come in realtà ciasciuno di noi è una persona in divenire, che si evolve in ogni momento. Siamo insomma la combinazione di nature and nurture, cioè di natura e allevamento, ambiente, con buona pace dei dicotomisti e di quelli che speravano di identificare l'essenza umana in una sola delle due componenti. Ciò che smette di evolversi muore, oppure ciò che muore smette di evolversi. O forse entrambe le cose, decidete voi.

La facoltà d'illudervi che la realtà d'oggi sia la sola vera, se da un canto ci sostiene, dall'altro ci precipita in un vuoto senza fine, perché la realtà d'oggi è destinata a scoprire l'illusione domani. E la vita non conclude. Non può concludere. Se domani conclude, è finita.
Luigi Pirandello
 E davvero non saprei cos'altro aggiungere. Posso solo ringraziarvi per essere arrivati fino in fondo, e aver avuto la pazienza di leggere questo mio primo intervento che inaugura il nuovo blog. Grazie a tutti, ci si vede nei commenti.

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