giovedì 26 febbraio 2015

Una ordinaria serata di coppe

Ve lo dico subito: non mi godevo una serata di coppe così dai tempi in cui c'era ancora la Coppa Uefa e si giocava ancora tutta a eliminazione diretta. Erano gli anni in cui ci andavano quattro italiane e si giocava a orari diversi. C'era ancora la Coppa delle Coppe e la Coppa dei Campioni la faceva la vincitrice del campionato e la seconda andava ai preliminari. Erano gli anni in cui io ero bambino e aspettavo le coppe per tifare per TUTTE le italiane, prima che le antipatie mi spiegassero il perché c'erano tifosi che gufavano contro le squadre rivali.
E pazienza se stasera delle cinque italiane su cinque che hanno passato il turno ben due venivano dal piano superiore, pazienza se non siamo più il primo campionato d'Europa. Perché stasera Roma, Napoli, Fiorentina, Inter e Torino mi hanno ricordato il sapore della vecchia Coppa Uefa, quando il giovedì avevi l'impressione che tutto unito il calcio italiano andasse alla conquista dell'Europa. Pazienza se è solo un illusione, a volte è anche di questo che si nutre il bambino che ci portiamo dietro.
Ma questa sensazione, questa goduria che mi attraversa, non esisterebbe senza il miracolo del Torino. Sì perché questa sera il Torino è riuscito nell'impresa di battere, a casa sua, l'Athletic Bilbao (una squadra che ha tra l'altro una storia e un'identità assolutamente straordinaria). Il Toro ci ha fatti sognare (contro un avversario che a sua volta ricorda i bei tempi andati quando il calcio era passione e identità) rimandandoci indietro nel tempo, scomodando paragoni storici come quel meraviglioso Vicenza che vinse la Coppa Italia e sfiorò la finale di Coppa delle Coppe uscendo contro il Chelsea. E scomodando anche un paragone con quel Torino di Mondonico, e della sua sedia, che nel 1992 andò vicinissimo alla conquista della Coppa Uefa.
E intanto in questa settimana di coppe tutte le italiane hanno portato a casa la vittoria, sei vittorie su sei.
Magari sarà solo per questa sera, ma almeno per questo giovedì è bello pensare che il calcio italiano può ancora farci divertire in Europa. Come quando ascoltavo le partite con quella radiolina portatile avuta in regalo con lo scatolone di detersivo. Erano altri tempi, ma soprattutto ero un altro io. Ero ancora un bambino. E forse la differenza è tutta qui.

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