È strano non sentire più la tua voce, chiamare mamma e non dire più
"passami papà". Sono ormai più di due mesi che non ci sei e continuo a
chiedermi ogni giorno dove sei andato. Come in quei giorni mi mettevo
accanto a ciò che di te restava e ti chiedevo "dove stai andando papà?".
E se fosse possibile ti verrei a prendere, per riportati con noi e
abbracciarti ancora. Per sentire la tua voce, per stringerti la mano,
per prepararti ancora uno di quei piatti che ti facevano dire
"mi sono arriccriato", per andare ancora al mare insieme come abbiamo
fatto per più di vent'anni, insieme allora come la scorsa estate e in
tutti questi anni senza cambiare nulla se non quello di noi due che
guidava l'auto: tu nei primi quindici anni, io negli ultimi dieci.
Credo che non ci sia onta più grande per un figlio dell'essere causa
delle lacrime di un genitore. Cosi come credo che non ci sia onore più
grande per un figlio dell'essere causa delle lacrime di un genitore.
Ho avuto la fortuna di crescere sotto la tua ala, ho avuto il piacere
di scoprire in età adulta che grande uomo sei stato. Ho avuto la gioia
di dirti quanto fortunato mi sentissi nell'essere tuo figlio, ho avuto
il privilegio di assisterti nel momento più tragico.
Ho avuto in effetti il privilegio di essere tuo figlio. E di tutto questo volevo dirti ancora una volta grazie.
Ma voglio ringraziare te e mamma Carmela
per quello che in fondo è il regalo più bello che si possa fare a un
figlio. Voglio dirvi grazie, mamma e papà, per avermi regalato quella
meravigliosa rompicoglioni che è mia sorella Vittoria.
E non preoccuparti papà, ci pensiamo noi alla mamma.
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