lunedì 24 ottobre 2016

Rubrica dei Libri. Non Lasciarmi di Kazuo Ishiguro.



 Dopo mesi infiniti di attesa,ecco a voi la seconda puntata della Rubrica dei Libri, inaugurata la scorsa primavera con questo articolo
Per questo secondo appuntamento ho scelto un romanzo molto più recente, di una storia meno simbolica,ma ben più toccante nel suo tracciare il dolore umano. L'idea di fondo del romanzo non è nuova, al contrario è un tema classico della fantascienza, fin troppo usato e anzi spesso abusato con risultati non sempre del tutto convincenti. Così di getto mi vengono in mente due opere come il romanzo Ricambi, di Michael Marshall Smith, e The Island, film del 2005 con Scarlett Johansson. Pur essendo sue opere interessanti, in Non Lasciarmi di Ishiguro siamo decisamente su di un altro livello.
Ne avevo già parlato sul blog Cronache di un Sole Lontano, in questa sede ripropongo quanto già scritto con alcune integrazioni che spero possano arricchire l'articolo e convincervi a dare un'occasione a questo romanzo straordinario. Buona lettura.


 Kathy, Tommy e Ruth. Tre bambini, poi tre ragazzi, in una sorta di orfanotrofio la cui funzione si svelerà durante la trama. Questo è lo scenario iniziale del romanzo Non Lasciarmi (Never let me go, 2005) di Kazuo Ishiguro (nel 2010 ne è stato tratto un film con lo stesso titolo). 

 La storia è narrata da Kathy, la vera protagonista, e racconta le vicende nel collegio di Halisham, il percorso attraverso i problemi in fondo classici della fanciullezza, dell'adolescenza e infine dell'età adulta. Ma Kathy e i suoi due amici non sono bambini normali, non sono semplici orfanelli, ma piccoli cloni. La loro esistenza è dovuta alla necessità di allevare serbatoi ambulanti di organi da utilizzare secondo le necessità. Lo scopo ultimo nella vita dei piccoli di Halisham è diventare donatori e subire degli interventi chirurgici che fatalmente li porteranno alla morte per poter garantire la vita altrui.

 Questo è il loro triste destino, questo il contesto in cui crescono insieme ad altri bambini in una sorta di scuola che si occupa di loro come se la crescita e lo sviluppo intellettivo di ciascuno dei bambini fosse importante per il loro futuro. Caratteristica cardine del romanzo è infatti la completa assenza della parola morte, sostituita dall'espressione “finire il proprio ciclo”, così come i bambini sono studenti e infine diverranno donatori, con la possibilità di ritardare la prima donazione svolgendo la mansione di assistente e occupandosi delle necessità e del benessere dei propri “colleghi”.
In questo destino già scritto i ragazzi intrecciano le vite e stabiliscono legami affettivi, nascono amicizie e, inevitabilmente, anche amori. Legami complicati, da una realtà già di per sé anomala e dalla condizione di esclusi dal mondo in cui i cloni sono obbligati a vivere.

 Ishiguro, scrittore britannico di chiari origini giapponesi, racconta una storia viva, densa di emozioni (non tutte esattamente positive), che si snoda lenta tra i vicoli dell'animo umano con il suo lascito di paure, sofferenze, speranze e illusioni. Kathy, dall'animo sensibile, è una ragazzina a volte ingenua che tende a provare empatia per gli altri e mette se stessa in secondo piano pur di aiutare gli amici. Ruth al contrario è esibizionista, egocentrica, manipolatrice, ma a modo suo affezionata alla sua amica. Tommy invece è un ragazzino impulsivo, dall'animo delicato ma incapace di controllarsi di fronte alle ingiustizie della vita.  
Ishiguro intreccia magistralmente le storie dei ragazzi, delineando una realtà fuori dal mondo in cui uomini privi di tale titolo vivono vite parallele che non lasceranno traccia dopo la loro fine. L'ineluttabilità del destino pesa come un macigno sulla vita dei protagonisti, che pure non smettono di sperare fino all'ultimo di poter avere un attimo, un breve intervallo, da poter vivere insieme, amandosi, fingendo che la loro vita non debba per forza seguire i binari prestabiliti e finire in un letto d'ospedale.
Non c'è ribellione, non c'è riscatto, pur consapevoli della profonda ingiustizia di una condizione abominevole, nessuno dei protagonisti del romanzo di Ishiguro ha velleità di ribellione. La propria condizione è accettata, o meglio subita, senza eroici atti di guerra. Il percorso umano è già deciso, si può allungare la permanenza su questo mondo, si può abbellire la propria prigione, si può arricchire il proprio bagaglio, ma alla fine non c'è scampo.
 

 È un romanzo che fa riflettere, leggero nella forma ma pregno di senso, pesante nei contenuti. Rimane, alla fine del percorso, un senso di ineluttabilità, di perdita di senso. Resta la sensazione che le vite di ciascuno di noi siano un breve attimo che non lascia più tracce di un sasso gettato nell'acqua che increspa per pochi attimi la sua superficie per poi perdersi negli abissi dove neppure i raggi del sole possono più raggiungerlo. In questo triste destino ciascuno di noi sogna, vive, intreccia legami e vive emozioni che hanno un significato finché siamo noi stessi ad attribuirlo. Inevitabile andare con la memoria alle famose lacrime nella pioggia degli androidi di Blade Runner, o all'epitaffio di John Keats: “qui giace un uomo il cui nome fu scritto nell'acqua”.
Un romanzo triste, privo di azione, in cui forse non succede nulla. Ma un romanzo in cui in realtà si vive una vita, con il suo fardello. E in un certo senso succede anche troppo.

Vincenzo Cammalleri






martedì 18 ottobre 2016

Le ragioni di un sorriso

 

[...]Non posso giurare
che ogni giorno sarò
bello, eccezionale, allegro,
sensibile, fantastico
ci saranno dei giorni grigi
ma passeranno sai
spero che tu mi capirai.[...]
Chi mi conosce sa che pur essendo a prima vista serio e distaccato, sono sempre pronto alla risata. Mi piace ridere sempre, vedere il lato positivo in ogni cosa e spesso trovo la forza di sorridere e, soprattutto, far sorridere anche nei momenti più difficili. Certo, a volte il sorriso nasconde una tristezza interiore, ma è anche un modo per esorcizzare il dolore e ricordare che c'è ancora molto per cui vivere.
Mi sono chiesto più volte se questo modo di essere fosse dovuto a una semplice inclinazione naturale o se invece ci fosse magari una qualche altra ragione che potesse aver avuto parte nello sviluppare tale modo di vedere le cose.
Una sera di settembre, guardando il filmino del battesimo di mia sorella, tutto d'un tratto credo di aver trovato una possibile risposta. È la risposta è in questa foto, in quel sorriso.
Vedete l'uomo che sorride mentre guarda sua moglie? Quell'uomo un anno prima aveva subito un attentato quasi mortale che lo aveva privato, a soli 46 anni, del braccio sinistro. Vedete la donna accanto? Vedete il suo sorriso? Quella donna aveva rischiato di restare vedova, con un figlio di neppure un anno e in attesa di un'altra figlia. E quei due bimbi? Così distratti, così sereni sulle gambe dei loro genitori? Stavano per diventare orfani di padre, la piccola addirittura prima di nascere.
[...]So che nelle fiabe
succede sempre che
su un cavallo bianco
arriva un principe
e porta la bella al castello
si sposano e sarà
amore per l'eternità.
Solo che la vita
non è proprio così
a volte è complicata come una
lunga corsa a ostacoli
dove non ti puoi ritirare
soltanto correre
con chi ti ama accanto a te.[...]
Di lì a poco altre nubi si sarebbero abbattute su questa famiglia, ma neppure il loro avvento sarebbe bastato a cancellare quel sorriso, quella sicurezza, quella certezza che, insieme, si può affrontare tutto.
Ecco... Forse il segreto del mio sorriso è tutto in questa foto, in quei due che si amano, si guardano, si sorridono e in tutto questo sembrano assicurare protezione ai due bambini che stanno sulle loro gambe. Perché la vita può fare tanto male, ma se alla fine torni a casa e trovi tutto questo non puoi fare a meno di sorridere e dire che "sì! Ne vale assolutamente la pena". 
Perché amare profondamente qualcuno dà coraggio, essere amati profondamente dà forza, infinita forza per affrontare ogni giorno gli ostacoli della vita. E trovare ogni giorno un motivo per sorridere.
Ecco, il motivo della mia gioia costante è nelle persone che ho avuto la fortuna di avere accanto. Nella certezza di avere sempre qualcuno a proteggermi... E da proteggere a mia volta. 
Il mio segreto è la mia famiglia. Il mio segreto è un'amore impregnato di fiducia, di sostegno reciproco e voglia di esserci l'uno per l'altra. Niente di più, niente di meno. E scusate se è poco.
[...]Giuro ti prometto
che io mi impegnerò
io farò di tutto però
se il mondo col suo delirio
riuscirà ad entrare e far danni
ti prego dimmi che
combatterai insieme a me
Nella buona sorte e nelle avversità,
nelle gioie e nelle difficoltà
se tu ci sarai
io ci sarò.[...]